martedì 23 settembre 2008

L'Ars Nova

Se fino al Duecento tutte le forme d'arte tendevano ad esaltare la religione e il mondo trascendente, basti pensare a opere come la Divina commedia di Dante o i crocifissi di Cimabue, nel Trecento si ha una totale rivoluzione a riguardo.

Avanzò rapidamente la secolarizzazione, ovvero la laicizzazione della società. Si ebbe quindi una netta distinzione tra rivelazione divina e ragione umana, la separazione tra Chiesa e Stato, tra religione e scienza.
(Allorto R., 1992, Nuova storia della musica, Milano, Ricordi)


Durante questo secolo quindi, sebbene non si possa individuare uno stile unico in tutta Europa, si ha un aumento della produzione profana.
Anche in campo teorico si ebbero delle innovazioni, in quanto venne riconosciuta pari dignità alla divisione
perfecta (ritmo ternario) e divisione imperfecta (ritmo binario), vennero via via abbandonati i modi ecclesiastici in favore del moderno modo maggiore, il ritmo è sempre più libero e si scioglie dal vincolo del testo per diventare più musicale.
Citando il Pruniéres: «Un'arte nuova sta per sbocciare, un'arte più duttile, più vicina alla vita, corrispondente a ciò che la scultura gotica rappresenta rispetto alla scultura romanica. Un certo realismo idealizzato succede a una concezione puramente immaginaria. Si passa dal piano del sogno a quello della vita».

Il compositore che più si fece strada in questo secolo fu Guillaume de Machaut, che fu anche il primo ad affacciarsi alla storia della musica europea.
Egli nacque intorno al 1300 in un villaggio della Champagne, nel nord della Francia. Dopo avere ricevuto gli ordini sacri nel 1323 passò al servizio di Giovanni di Lussemburgo re di Boemia e lo seguì nelle sue campagne militari. Con la morte di re Giovanni, avvenuta nel 1346, divenne segretario della figlia Bona, moglie del futuro re di Francia Giovanni II; alla morte di lei (1349) passò al servizio di Carlo II di Navarra. Guillaume de Machaut trascorse l'ultima parte della sua vita a Reims dove morì nel 1377.
Di questo compositore ci resta una vasta produzione: 40 ballate, 20 rondelli, 23 mottetti, 32 virelais, 18 lais e una messa in stile polifonico, che un tempo si credeva composta per l'incoronazione di Carlo V.
Le sue composizioni sono caratterizzate da una grande eleganza melodica e raffinatezza espressiva; mostra inoltre una grande maestria tecnica e padronanza della polifonia.

In Italia, contrariamente a quello che accade in Francia, non si ha un repertorio polifonico locale, ma una tecnica già acquisita; il che fa pensare ad un'influenza dei musicisti francesi e in minor misura inglesi che da tempo praticavano l'arte del contrappunto.
Le forme profane che più si diffusero in Italia durante l'ars nova furono il madrigale, la ballata e la caccia.
Il madrigale trecentesco era una breve composizione in otto versi dei quali due terzine in rima varia e gli ultimi due in rima baciata; la ballata fu la forma più evoluta e diffusa dell'ars nova italiana ed aveva il seguente schema: RIPRESA, PIEDE, PIEDE, VOLTA, RIPRESA. Esse erano di solito a due o a tre voci. La caccia era solitamente un canone a due voci eseguite all'unisono e sostenute da un tenor strumentale ed erano caratterizzate da effetti onomatopeici. Esse trattavano scene di caccia (da cui prende il nome), di pesca, di mercato e di gioco.

1 commento:

Anonimo ha detto...

caro Luca, devo dirti con tutta sincerità che il tuo blog è fatto molto bene. e poi la musica, la storia della musica è la tua materia! non c'entra niente l'informatica, la scienza, o la matematica... la tua materia che conserva ovviamente il suo fondo storico, filosofico, morale puoi farla tua per tutta la vita. in bocca al lupo per l'esame di ottobre, caro Luca e che riesci in futuro nella tua vita.

to frate Pauluzzu