lunedì 19 maggio 2008

Il canto gregoriano

Con la designazione di canto gregoriano s'intende tutto il complesso della musica fiorita durante il Medioevo in seno alla Chiesa, dalle origini del cristianesimo fino alle origini della polifonia, quindi dell'umanesimo.
San Gregorio Magno, che le diede il nome, compì un'opera di codificazione, di sintesi e di severo richiamo alla correttezza liturgica, quando elementi profani o esotici minacciarono ri corrompere la purezza di tale canto; si pensa quindi che Gregorio, non solo compose alcuni nuovi canti, ma rivide e radunò i canti preesistenti in una specie di summa, l'Antiphonarius Cento, che andò poi perduto durante le invasioni barbariche.
Un ruolo importante l'ebbe la schola cantorum, dapprima cantoria alla quale a Roma era affidata l'esecuzione dei canti durante le cerimonie papali.
Avveniva anche che alcuni cantori venissero invitati Oltralpe per fare conoscere il repertorio autentico dei canti liturgici, quindi la schola cantorum romana servì da modello per analoghi organismi nelle principali sedi vescovili e nei maggiori monasteri, e inoltre contribuì alla diffusione di questo stile di canto, che sarebbe rimasto sconosciuto oltre i confini di Roma a causa della mancanza di una scrittura musicale.



L'esecuzione del canto gregoriano trovò posto nella liturgia, che ebbe una formazione molto lenta ed era composta da due principali cerimonie: la celebrazione eucaristica, comunemente chiamata messa, e gli uffici delle Ore.
La celebrazione eucaristica rievoca l'Ultima cena di Gesù Cristo a Gerusalemme ed è la principale manifestazione del culto della vita cristiana. Essa si articola in tre momenti: riti di introduzione, liturgia della parola e liturgia sacrificale.
Queste tre parti erano composte da diverse preghiere che potevano cambiare a seconda della liturgia o di una festività religiosa (Proprium Missae) oppure rimanere invariate per tutto l'anno liturgico (Ordinarium Missae).
Gli uffici delle Ore (mattutino, laudi, prima, terza sesta, nona, vespro e compieta) invece erano memoria della presenza di Dio nel corso dell'intera giornata.

Gli stili di canto diffusi in questo periodo erano principalmente tre. Il tono di lezione (o accentus), derivato dalla cantillazione ebraica, è una sorta di lettura sillabica intonata. Pure di derivazione ebraica sono i melismi e i vocalizzi. Il canto spiegato (o concentus) che era più comune poteva essere sillabico o semisillabico. In quest'ultimo ad ogni parola venivano fatte corrispondere due, tre, quattro o più note.
Nelle assemblee sacre dei primi secoli ebbe largo impiego la declamazione dei salmi, che poteva essere di tre tipi:

- salmodia antifonica, in cui il celebrante, o un solista, cantava le strofe e l'assemblea rispondeva cantando un versetto che rimaneva sempre lo stesso;

-salmodia allelujatica, in cui il celebrante, o un solista, cantava le strofe e l'assemblea rispondeva cantando alleluja;

- salmodia responsoriale, in cui le strofe erano cantate da un solista e dall'assemblea alternamente.

Il repertorio gregoriano si basa su sale eptafoniche di genere diatonico appartenenti a otto modi; a differenza però di quelle greche, le scale modali ecclesiastiche hanno direzione ascendente.
I modi gregoriani, forse derivati dagli oktoechoi bizantini, raggiunsero forma e definizione stabile verso il X secolo, e si distinguono in autentici e plagali.
Ai modi ecclesiastici nel X secolo furono applicati - in seguito ad un'erronea trascrizione delle scale modali grece - i nomi usati per queste ma con significato diverso.

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