martedì 6 maggio 2008

Le origini della musica

Uno dei quesiti che ha affascinato musicologi, etnologi e antropologi, fu come ebbe inizio la musica.
In quali circostanze è nato quello che noi oggi chiamiamo il linguaggio universale, capace di suscitare sensazioni, sia fisiche che morali?
Qual'è stata la scintilla che ha portato poi alla composizione di lavori eccelsi e immortali, quali la Pastorale o la Nona sinfonia di Beethoven, o la saga dell'Anello dei Nibelunghi di Wagner, o ancora la Traviata, il Rigoletto, o I Vespri siciliani di Verdi?
Molte furono le ipotesi avanzate a riguardo:
nella sua L'origine dell'uomo e la selezione in relazione in base al sesso, Charles Darwin ipotizzò che la musica fosse nata come imitazione dei versi degli altri animali durante la stagione degli amori, e che quindi nelle sue origini la musica avesse uno scopo esclusivamente seduttivo; Herbert Spencer, autore dell'Origine e funzione della musica, riprendendo il pensiero di Rousseau e di Herder, affermò che la musica deriva dal linguaggio parlato, e in particolare dal parlare su toni differenti (probabilmente dovuto alle variazioni dei sentimenti).
Tutto basato sul presupposto che si potesse definire un'origine della musica unico per tutti i popoli. Purtroppo però non possiamo definire un'unica origine per un'arte così ampia e varia come la musica; possiamo però osservare che è dalla musica preistorica e delle popolazioni primitive che si è sviluppata quest'arte e cosa essa significhi per i vari popoli presenti sulla terra.
E' dai momenti di comunità delle tribù che sarebbe nata la musica conviviale, da lì le feste religiose e in seguito la tragedia.
Nietzsche infatti sostiene che la tragedia sia nata dalle feste date in onore di Dioniso, dio della fecondità, del vino e dei vizi. Dal quel miscuglio di musica, danza e dialoghi sarebbe nato il momento più alto della produzione classica, e che poi la Camerata de' Bardi, tra la fine del Cinquecento e l'inizio del Seicento, riprese per dar vita all'opera italiana.


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